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GPS, graduatorie provinciali supplenze:
quando semplificazione fa rima con confusione

Oltre un milione di aspiranti si appresteranno, in piena estate, a produrre domanda di inserimento/aggiornamento.
Il Ministero ha pubblicato l'ordinanza ministeriale con la quale si appresta ad aggiornare le graduatorie di istituto. Si istituiscono le GPS, graduatorie provinciali supplenze, che dovrebbero semplificare le procedure di nomina dei supplenti a partire già dal prossimo
settembre.
L’ordinanza prevede aggiornamento e nuovi inserimenti. Un provvedimento che invece di semplificare il sistema di reclutamento dei docenti,
genererà confusione e lederà i diritti già acquisiti del personale. Con un colpo di spugna viene modificato il regolamento supplenze, si modificano le tabelle di valutazione intervenendo su criteri e punteggi.
Punteggi già cristallizzati che invece verranno modificati a danno dei docenti che, in tanti casi, vedranno i propri punteggi modificati con un totale sconvolgimento delle posizioni in graduatoria.
Oltre un milione di aspiranti che in piena estate si appresteranno a produrre domanda di inserimento/aggiornamento.
Di certo la Ministra non ha scelto il momento giusto per cercare di semplificare le procedure di aggiornamento delle graduatorie. Se a questo aggiungiamo tutti gli adempimenti ai quali sono chiamati gli uffici territoriali tra luglio e agosto, difficilmente, anzi
sicuramente, ci ritroveremo a settembre con i docenti in cattedra ed assisteremo al solito ‘balletto’ di insegnanti che, ancora una volta, danneggerà la continuità didattica degli alunni.
La scuola, particolarmente in questo momento emergenziale, ha bisogno di certezze. Invece si continua a creare confusione, a ledere i diritti dei precari che con dedizione e professionalità fanno funzionare le scuole con l'inevitabile ricaduta sugli alunni già particolarmente provati.

CONFERENZA STAMPA DELLE OO.SS NAZIONALI
Turi: la vera innovazione è aprire la scuola in presenza e in sicurezza
Per la scuola dobbiamo fare quello che serve, non solo quello che vorremmo – così Pino Turi nel corso della conferenza stampa di questa mattina dei sindacati scuola.
Vanno superati venti anni di politiche restrittive – ha detto Turi - ci vuole un quantitative easing per la scuola. Dare alla scuola ciò che gli serve, come Draghi, costi quel che costi. E’ questo il momento. Ci sono le risorse nel Mes e si possono mettere a punto gli strumenti.
Il nostro obiettivo è aprire la scuola a settembre in sicurezza ma abbiamo chiuso la scuola a giugno e la ritroviamo identica a settembre. Non è normale.
Mentre la casa brucia la ministra si preoccupa di chiamare l'arredatore. Ma bisogna innanzitutto chiamare i vigili del fuoco, siamo in emergenza. Mi sembra non ci sia questa consapevolezza. Riportare la scuola in presenza è un problema del Governo, della maggioranza. Sanità e istruzione sono valori universali. Ci vogliono risorse, un provvedimento complessivo sulla scuola – ha detto ancora Turi – che disponga anche in deroga le misure necessarie ad una scuola in presenza.
Serve un tavolo nazionale di confronto che metta a punto le misure sul personale e definisca contestualmente il protocollo sulla sicurezza che le scuole stanno aspettando.
Sicurezza e organici sono le due facce della stessa medaglia. Non può esserci la prima se manca la seconda.
Il nodo del personale è cruciale per questo serve un provvedimento d’urgenza.
E serve un clima positivo, che ora non c’è.

Mi auguro di sbagliare – ha sottolineato Turi - ma abbiamo idea che sul territorio ci sia grande nervosismo, famiglie nell’incertezza e dirigenti preoccupati e senza risposte chiare alle loro domande.
La scuola è comunità che va rigenerata attraverso la convivenza.
Servono più spazi, una riduzione di alunni per classe e più docenti.
Nel Lazio - ha detto Turi - ci sono 80 scuole sottodimensionate. Eppure ho l'impressione che il ministro dica: 'facciamo l'accordo sulla sicurezza e non rompete le scatole'. E' un ministro con cui è difficile parlare perché non vuole ascoltare.

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